Modalità e motivi della presenza cinese in Italia (2022)

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I dati sui titoli di soggiorno fotografano lo stato di stabilizzazione della comunità sul territorio, in considerazione dell’elevata quota di lungosoggiornanti e di ingressi e permessi legati a motivi familiari.

I nuovi titoli di soggiorno rilasciati nel corso del 2021 a cittadini cinesi sono 8.686, con una crescita dell’83,6% rispetto all’anno precedente, una crescita esponenziale ma comunque meno decisa rispetto a quella rilevata per il complesso dei non comunitari (+126,8%). Dopo il drastico calo registrato nel 2020 a causa delle restrizioni alla mobilità introdotte a livello globale per contrastare il diffondersi del virus SARS-COV 210, nel 2021 si assiste a una generale crescita dei nuovi permessi, anche in ragione del provvedimento di emersione del lavoro irregolare (D.L. 34 del 2020)11 che ha permesso la regolarizzazione di cittadini non comunitari già presenti sul territorio.

I permessi di soggiorno rilasciati a cittadini cinesi nel 2021 coprono una quota pari al 3,6% del totale.

In oltre il 30% dei casi i cittadini cinesi entrati nel Paese nel 2021 lo hanno fatto per lavoro, con un aumento esponenziale del 1.489,2% rispetto all’anno precedente: il 5,2% dei permessi per lavoro, nel 2021, è stato rilasciato a cittadini cinesi.

L’incremento dei titoli per motivi di lavoro è stato comunque generale: per il complesso della popolazione non comunitaria l’incremento è pari, infatti, a +394,5% ed è egualmente da legare, in buona parte, al citato provvedimento di regolarizzazione.

Gli ingressi per motivi familiari sono però la prima motivazione di ingresso con un’incidenza del 36% circa, facendo registrare una crescita decisamente più contenuta rispetto all’ingresso per lavoro (+64,2%); il 78,2% circa dei 3.156 cinesi entrati in Italia nel 2021 per motivi familiari erano minori.

Come visto nel paragrafo precedente, i ricongiungimenti familiari sono un importante indicatore del grado di integrazione, perché parlano del consolidamento della presenza del richiedente sul territorio in cui è residente, considerata la necessità di dimostrare il raggiungimento di determinati standard di integrazione economica e alloggiativa (disponibilità di un alloggio idoneo e di un reddito minimo) per ottenere il nulla osta al ricongiungimento. Inoltre, l’unità familiare, che è riconosciuta come diritto fondamentale nel nostro ordinamento, contribuisce a creare una stabilità psicologica che è parte integrante del nuovo percorso di stabilizzazione in un Paese straniero.

A caratterizzare la collettività cinese sono però gli ingressi per studio: quasi il 30% dei nuovi ingressi per cittadini cinesi era motivato da questa ragione, un’incidenza senza eguali tra le collettività analizzate; basti pensare che i cinesi entrati per studio in Italia nel 2021 rappresentano il 15% circa dei non comunitari che hanno fatto ingresso per la stessa motivazione. Infine, asilo, richiesta asilo e motivi umanitari riguardano l’1,3% degli ingressi complessivi, unica motivazione di ingresso a calare rispetto al 2020 (-2,6%), mentre Residenza elettiva, religione, salute coprono il 2% dei casi.

L’analisi della tipologia dei permessi di soggiorno, conferma un grado di stabilizzazione della comunità piuttosto avanzato: la quota di lungosoggiornanti al suo interno al 1° gennaio 2022 è, infatti, pari al 64,8%, una percentuale leggermente inferiore a quella rilevata sul complesso dei non comunitari (65,8%) e in lieve calo rispetto all’anno precedente (-0,5%).

A segnalare la solidità della presenza cinese nel mercato del lavoro italiano, è proprio il lavoro a rappresentare la prima motivazione di soggiorno in Italia, coprendo il 62,4% dei permessi a scadenza relativi alla comunità, con un’incidenza superiore di 28 punti percentuali rispetto a quella registrata sul complesso dei cittadini non comunitari (per i quali sono la seconda motivazione, dopo i motivi familiari). Proprio i motivi familiari sono relativi al 28% circa dei permessi a scadenza per cittadini cinesi, contro il 42,4% rilevato sulla popolazione extra UE complessivamente considerata: questa motivazione ha fatto registrare un calo tanto per i cinesi quanto per la popolazione extra UE (rispettivamente -11,2% e -17,2%). Lo studio rappresenta la terza motivazione di soggiorno con un’incidenza pari all’8,3% sui titoli soggetti a scadenza, a fronte del 3,3% rilevato per i cittadini non comunitari complessivamente considerati. Asilo, richiesta asilo e motivi umanitari sono alla base dello 0,7% dei permessi a scadenza di cittadini cinesi, mentre il restante 0,8% riguarda le altre motivazioni. I dati sui permessi a scadenza fotografano quindi la situazione della comunità cinese, in cui il lavoro e lo studio fungono da motivazione principale di permanenza sul territorio, insieme ovviamente al ricongiungimento familiare, soprattutto di giovani, che ha il risultato di abbassare l’età media di una comunità caratterizzata da una certa anzianità migratoria nel nostro Paese.

Testo da
Rapporti annuali sulle comunità migranti in Italia, curati dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali-Direzione Generale dell’immigrazione e delle politiche di integrazione con la collaborazione di ANPAL Servizi SPA,

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