Lavoro, istruzione e welfare nella comunità marocchina in Italia (2022)

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Foto di jorono da Pixabay

La comunità, pur non avendo un elevato livello di istruzione (la quota di laureati è pari al 4% a fronte del 10,5% registrato sul totale dei non comunitari), ha saputo trovare una propria specifica collocazione nel mercato del lavoro italiano attraverso la specializzazione nel lavoro manuale, ambito che, come noto, non riesce a trovare nella manodopera autoctona sufficienti risorse in risposta alla domanda di lavoro.

Il profilo prevalente – benché non esclusivo – tra gli occupati marocchini è quello soggetto maschile impiegato in lavori manuali non qualificati nel settore industriale, dove è impiegato il 28% dei lavoratori della comunità, e nel settore dei Servizi alle imprese (16%). Altri settori di impiego per la comunità risultano il Commercio (14%) e l’edilizia (poco meno del 13%). L’11% circa dei lavoratori marocchini complessivamente considerati lavora nei Servizi pubblici, sociali e alle persone, che risulta il primo settore di impiego per la componente femminile della comunità con il 42,5%.

Un’analisi dei principali indicatori sul mercato del lavoro rivela performance occupazionali meno buone rispetto a quelle registrate sul complesso della popolazione non comunitaria, nonostante i segnali positivi rispetto al I semestre 2021: il tasso di occupazione è pari al 47,6% circa (a fronte del 58,8% registrato per il complesso degli extra UE), il tasso di inattività è del 43,2% (per il complesso della popolazione non comunitaria l’indicatore è pari al 33% circa), mentre il tasso di disoccupazione si attesta sul 16%, contro il 13% relativo alla popolazione non comunitaria nel complesso.

Tale situazione è in parte dovuta al ridotto inserimento delle donne marocchine nel mondo del lavoro; esiste infatti un forte divario tra il tasso di occupazione maschile (69% circa) e quello femminile (22,5%), e la componente femminile della comunità fa registrare livelli di inattività decisamente elevati (69% circa).

Queste differenze acuitesi durante la pandemia, sono state parzialmente colmate dalla ripresa successiva, considerato che il tasso di occupazione maschile è cresciuto di circa 5 punti percentuali rispetto all’anno precedente, mentre quello femminile è aumentato di circa il 7%.

Rilevante il protagonismo della comunità in ambito imprenditoriale, dove si conferma prima – tra quelle non comunitarie – per numero di titolari di imprese individuali. I titolari di imprese individuali di origine marocchina al 31 dicembre 2021 sono infatti 62.787, ovvero il 16% circa degli imprenditori non comunitari in Italia, un numero in calo però dell’1,6% rispetto al 2020.

Anche l’analisi del mondo imprenditoriale conferma la rilevanza del settore del Commercio e trasporti, ambito nel quale opera il 68,6% delle imprese individuali marocchine: come visto in precedenza, tale livello di specializzazione rappresenta un tratto caratterizzante della comunità in esame, cui fa capo il 26,1% delle imprese individuali non comunitarie del settore.

L’elevato livello di integrazione della comunità marocchina si riflette anche nell’elevata fruizione di alcune misure assistenziali ed in particolare delle integrazioni salariali: l’8,8% dei percettori di integrazioni salariali non comunitari è marocchino, percentuale che sale al 13,6% nel caso di CIGO. La comunità è inoltre interessata in maniera particolare, contrariamente a quanto già visto per il complesso della popolazione non comunitaria, dalle pensioni assistenziali: il 17,3% dei beneficiari extra UE è di cittadinanza marocchina.

Il peso dei nuclei familiari non comunitari si evince parzialmente anche nel Reddito o pensione di cittadinanza (RdC). Per quanto riguarda la collettività marocchina sono 42.886 i nuclei che beneficiano del RdC o della PdC (il 19,3% dei percettori non UE), cifra in calo rispetto all’anno precedente.

Con quasi il 7% del volume complessivo delle rimesse inviate dall’Italia verso il resto del mondo (566,7 milioni), il Marocco rappresenta il quarto paese di ricezione dei flussi finanziari dall’Italia, e il primo del continente africano, con un incremento costante dal 2016.

Testo da
Rapporti annuali sulle comunità migranti in Italia, curati dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali-Direzione Generale dell’immigrazione e delle politiche di integrazione con la collaborazione di ANPAL Servizi SPA,

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