La comunità marocchina è senza dubbio tra le principali comunità non comunitarie stabilitesi nel nostro paese, una di quelle con maggiore anzianità migratoria, soprattutto se si considera che i primi arrivi dal Paese africano risalgono agli anni ’80. Nonostante altri Paesi europei – Francia, Germania, Paesi Bassi e Belgio su tutti – abbiano attratto lavoratori marocchini già a partire dagli anni ’60, bisognerà attendere una ventina d’anni prima di poter parlare di veri e propri flussi migratori dal Maghreb in Italia: è infatti in quegli anni che il Marocco sperimenta una traumatica crisi economica, frutto di un pesante indebitamento, cui seguirono una serie di misure di austerità che portarono la disoccupazione a livelli insostenibili per la popolazione.
I giovani laureati marocchini, che pensavano di essere al riparo dagli effetti di questa crisi, si ritrovarono a dover lasciare anche le zone più ricche, e a cercare nuovi Paesi dove poter mettere a frutto le loro competenze. Fu così che Italia e Spagna, che fino a quel momento non avevano ancora davvero sperimentato l’immigrazione straniera, trovarono nei lavoratori marocchini una manodopera qualificata e motivata dal bisogno di sostenere le proprie famiglie in patria. Dapprima i flussi migratori riguardarono infatti solo uomini, caratterizzandosi in seguito con la presenza di interi nuclei familiari.
La comunità marocchina conta 408.184 regolarmente soggiornanti in Italia al 1° gennaio 2022 (l’11,5% circa della popolazione extra UE in Italia). Rispetto all’anno precedente si registra un incremento del 2,6% (le complessive presenze di non comunitari sono aumentate del 5,6%).
Oltre i due terzi dei cittadini marocchini in Italia si trovano nel Nord del Paese, in particolare in Lombardia (prima regione per presenze marocchine) – che ne accoglie poco più del 22%, a fronte di oltre un quarto dei non comunitari complessivamente considerati – in Emilia-Romagna e in Piemonte, dove si registrano rispettivamente il 14,4% e il 12,4% delle presenze di cittadini marocchini. Benché risieda nel Centro Italia solo il 15% della comunità, spicca il dato della Toscana, che accoglie il 7% circa dei cittadini della comunità regolarmente soggiornanti.
La comunità presenta un leggero squilibrio sotto il profilo del genere (le donne rappresentano il 46,2% e gli uomini il restante 53,8%) e si caratterizza per una forte concentrazione nella fascia di età giovanile: il 40% ha meno di 30 anni. Decisamente elevata e superiore alla media dei non comunitari la presenza di minori, che rappresentano la classe di età prevalente nella comunità: 27,7%, a fronte del 21% circa per la popolazione non comunitaria nel suo complesso. La comunità risulta seconda, tra le principali non comunitarie, per quota di minori. Si tratta di un dato da collegare, con ogni probabilità, all’elevato livello di stabilizzazione raggiunto, generalmente associato all’incisiva presenza di nuclei familiari, ma anche all’elevato tasso di natalità.
Gli oltre 113mila minori marocchini rappresentano il 15,2% dei minori non comunitari presenti in Italia al 1° gennaio 2022. Leggermente superiore rispetto al complesso dei non comunitari anche la quota di over 60: 10,4% contro il 10,2%. Anche questo dato può essere letto come un segnale di stabilizzazione sul territorio: non si tratta infatti di protagonisti di migrazioni recenti (generalmente giovani), quanto piuttosto di persone giunte coi primi movimenti migratori, o che si sono ricongiunte ai propri familiari.
Testo da
Rapporti annuali sulle comunità migranti in Italia, curati dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali-Direzione Generale dell’immigrazione e delle politiche di integrazione con la collaborazione di ANPAL Servizi SPA,