Modalità e motivi della presenza Senegalese in Italia (2022)

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I dati sui titoli di soggiorno fotografano lo stato di stabilizzazione della comunità sul territorio, in considerazione dell’elevata quota di lungosoggiornanti e di ingressi e permessi legati a motivi familiari.

I nuovi titoli di soggiorno rilasciati nel corso del 2021 a cittadini senegalesi sono 5.727, con una crescita esponenziale rispetto all’anno precedente (+103,1%) e in linea con quanto rilevato per il complesso dei non comunitari (+126,8%). Dopo il drastico calo registrato nel 2020 a causa delle restrizioni alla mobilità introdotte a livello globale per contrastare il diffondersi del virus SARS-COV 2, nel 2021 si assiste a una generale crescita dei nuovi permessi, anche in ragione del provvedimento di emersione del lavoro irregolare (D.L. 34 del 2020)11 che ha permesso la regolarizzazione di cittadini non comunitari già presenti sul territorio. La comunità in esame si colloca in dodicesima posizione – a fronte della decima che ricopriva nel 2020 – per numero di nuovi permessi di soggiorno rilasciati, attestandosi su una quota pari al 2,4% del totale dei permessi rilasciati a cittadini extra UE.

Nella netta maggioranza dei casi i cittadini senegalesi entrati nel Paese nel 2021 lo hanno fatto per motivi familiari (61,3%), con un aumento di quasi il 90% rispetto all’anno precedente. Di questi ingressi per la comunità, 2.010 erano relativi a minori, il 57,2% circa dei nuovi permessi per motivi familiari; relativamente ai cittadini extra UE nel loro complesso, la percentuale di minori si ferma al 55,5%.

I ricongiungimenti familiari sono un importante indicatore del grado di integrazione, perché parlano del consolidamento della presenza del richiedente sul territorio in cui è residente, considerata la necessità di dimostrare il raggiungimento di determinati standard di integrazione economica e alloggiativa (disponibilità di un alloggio idoneo e di un reddito minimo) per ottenere il nulla osta al ricongiungimento. Inoltre, l’unità familiare, che è riconosciuta come diritto fondamentale nel nostro ordinamento – contribuisce a creare una stabilità psicologica, che è parte integrante del nuovo percorso di stabilizzazione in un Paese straniero.
Spicca nel confronto con l’anno precedente il marcato incremento dei nuovi titoli legati a motivi di lavoro: +188%; nel corso del 2020 solo poco meno di 500 cittadini senegalesi avevano fatto ingresso in Italia per motivi di lavoro, mentre nel 2021 sono stati 1.394. L’incremento dei titoli per motivi di lavoro è stato generale, per il complesso della popolazione non comunitaria l’incremento è pari a +395% ed è da legare, in buona parte, al citato provvedimento di regolarizzazione.

Come accennato, l’analisi della tipologia dei permessi di soggiorno conferma l’avanzamento del processo di stabilizzazione della comunità: la quota di lungosoggiornant tra i cittadini senegalesi in Italia, al 1° gennaio 2022, è pari al 65%, una percentuale poco al di sotto della media dei non comunitari (65,8%).
Come rilevato complessivamente per la popolazione non comunitaria, per la quale i lungosoggiornanti sono aumentati del 7,8% rispetto al 2020, anche nella comunità senegalese si registra una crescita rilevante (+12% circa).

A conferma di uno schema migratorio di carattere circolare, che fa registrare un consolidamento della presenza sul territorio meno stabile di altre comunità di lunga presenza migratoria, i motivi di lavoro rappresentano la principale motivazione di soggiorno in Italia (43%), con un’incidenza superiore di quasi punti percentuali rispetto a quella registrata sul complesso dei cittadini non comunitari (per i
quali rappresentano la seconda motivazione), mentre i motivi familiari sono solo la seconda motivazione di presenza in Italia (35% dei pds), con una diminuzione di oltre 11 punti percentuali rispetto all’anno precedente. Nel 44% dei casi i soggiornanti per motivi familiari sono minori.

Rilevante per la collettività africana anche la percentuale di titolari di permessi di soggiorno legati a richiesta o detenzione di una forma di protezione: 19,4% a fronte di un’incidenza registrata sul complesso della popolazione extra UE pari al 14,6%, dato da collegare soprattutto al quarantennale conflitto indipendentista nella regione della Casamance.

Testo da
Rapporti annuali sulle comunità migranti in Italia, curati dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali-Direzione Generale dell’immigrazione e delle politiche di integrazione con la collaborazione di ANPAL Servizi SPA,

Lavoro, istruzione e welfare nella comunità tunisina in Italia (2022)

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